La Sopraintendente Professoressa Barbara Davidde ci parlerà della scoperta del relitto – e della sua importanza per comprendere ancora di più i traffici

La Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo ha avviato nel 2021 l’analisi, lo studio e il restauro di parte del carico di un relitto individuato nel 2018-2019 alla profondità di 780 metri e a 22 miglia dalla costa nel Canale di Otranto, durante le operazioni di archeologia preventiva preliminari alla realizzazione del gasdotto del TAP (Trans Adriatic Pipeline).

L’area del naufragio è caratterizzata dalla presenza di circa 240 manufatti ceramici di provenienza corinzia, cronologicamente riferibili all’età alto-arcaica.
Lo studio di una parte di questi materiali (tre anfore corinzie di tipo A, 4 hydriai, 3 oinochoai trilobate, una brocca di impasto grossolano, forma comune a Corinto e un pithos frammentario che conservava al suo interno circa 36 skyphoi perfettamente impilati) e dei resti organici (numerosi noccioli di olive sono stati individuati nelle anfore corinzie di tipo A) sta offrendo interessanti dati che contribuiranno a migliorare, e probabilmente a ridisegnare, le conoscenze sui traffici marittimi in Adriatico nei primi decenni del VII sec. a.C.

L’intervento, che ha richiesto l’impiego di tecnologie solitamente utilizzate nell’ambito dei lavori della pratica subacquea industriale del comparto “oil & gas”,
illustrerà le tecnologie utilizzate per la documentazione del sito archeologico e per il recupero di una piccola porzione del carico, e presenterà i risultati preliminari dello studio e delle analisi dei reperti recuperati, ora in corso di restauro presso il Laboratorio della Soprintendenza Nazionale.

Vista l’importanza del rinvenimento, la stessa Soprintendenza ha progettato il recupero dell’intero carico.